© Copyright foto di Claudio Pasqua 7 ottobre 2009 |
Ieri la professoressa Rita Levi-Montalcini ha incontrato gli studenti presso l'Università degli Studi di Torino; la stessa Università in cui oltre ottant'anni prima aveva concluso i suoi studi, e incontrò altri due futuri Nobel per la medicina, anche loro studenti nello stesso ateneo: Renato Dulbecco e Salvador Luria.
A quei tempi fu interdetta dalle sue ricerche universitarie , a causa delle leggi razziali promulgate da Mussolini.
Un episodio, quest'ultimo che il Premio Nobel ricorda essere stato in un periodo di grandi difficoltà, ma sono le difficoltà che le hanno sempre dato nuova forza e l'hanno convinta a continuare.
«E' per questo che dico ai giovani: pensate al futuro che vi aspetta, pensate a quello che potete fare e non temete niente. Non temete le difficoltà: io ne ho passate molte e le ho attraversate senza paura, con totale indifferenza alla mia persona».E poi un accenno ai recenti Nobel per la medicina vinti da due donne. Un obiettivo che era difficile in un epoca di stampo vittoriano come era quella di Torino di quegli anni.
"Ma oggi - dice la professoressa - le cose sono fortunatamente migliorate. E molte donne possono accedere alle vette più alte della conoscenza. Cosa negata ai miei tempi"
«Quello della nostra famiglia era uno stile di vita tipicamente vittoriano, tutte le decisioni erano prese dal capofamiglia. Nostro padre ci amava profondamente e aveva un grande rispetto per le donne, ma era convinto che una carriera professionale avrebbe interferito con i doveri di una moglie e madre. Per questo aveva deciso che tutte noi - Anna, Paola ed io - non ci saremmo impegnate in studi che potessero aprirci la strada ad una professione e che non ci saremmo iscritte all’Università»
«E' anche per questo che è importante guardare oltre i dogmi. Un dogma è qualcosa che viene detto, pensato, e non si può cambiare neppur di fronte alle evidenze contrarie, come il pensiero erroneo che una donna sia inferiore a un uomo. La differenza di forza fisica viene così erroneamente scambiata anche per una differenza di intelligenza, come di inferiorità del più debole. Questo è un dogma"
"E lo stesso per la razza. Tant'è che nel genere umano (è scientificamente provato) NON esistono le razze: esistono solo i razzisti!"
Fortunatamente per lei la comprensione della famiglia non le impedì di completare gli studi universitari e alla sorella Paola di diventare una celebre pittrice, tanto che le opere della sorella entrarono nei più prestigiosi musei internazionali, come quello di New York.
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Ha poi ricordato la sua vita trascorsa a Torino con la famiglia prima di partire per gli Stati Uniti, dove concluse le sue ricerche. E quanto si sia fortunati a vivere in una città come Torino che è sempre stata un luogo in cui la cultura era il fulcro della vita che si svolgeva nel centro cittadino., sotto i portici.
Fino a ricordare un bellissimo libro un dialogo scritto a due mani dal Fisico Tullio Regge con il chimico e scrittore Primo Levi (entrambi torinesi). "Dialogo", Einaudi, 1987, un opera che la professoressa ha apprezzato molto.
«Oggi ho il privilegio di aver compiuto cento anni, privilegio che non molti altri hanno, e il privilegio di conservare ancora la capacità di intendere e di volere, e di lavorare ancora alle mie ricerche sul sistema nervoso». «È una fortuna per me incredibile - ha concluso - essere ancora fra i viventi, dopo aver attraversato momenti non sempre facili. Credo che la cosa più importante della mia vita sia stato aver dedicato tutto il tempo possibile a chi ha bisogno. Il corpo può morire. Ma - ha detto fra gli applausi - restano i messaggi che abbiamo mandato in vita. Perciò il mio messaggio è questo: credete nei valori».
Durante il discorso della professoressa non sono mancati gli applausi, lunghissimi, calorosi e commossi della sala da oltre quattrocento posti di persone, tanto che si è reso necessario attrezzare altre due aule con un servizio di video proiezione.
In sala anche il Prof. Piergiorgio Strata, direttore dell'EBRI, Istituto Fondato da Rita Levi-Montalcini dove lavorano circa 30 ricercatori (soprattutto ricercatrici) per lo studio sulle malattie degenerative del cervello. Sul Centro, che sta passando un periodo di difficoltà per scarsità di fondi, il prof. Strata è stato chiaro: "Come viene fatto in qualsiasi paese del mondo la ricerca ha bisogno di centri attrezzati e di grandi strutture. E' impensabile che la ricerca venga fatta in luoghi isolati e separati perché le strutture con cui si fa ricerca costano milioni di euro e vanno condivise con molti ricercatori contemporaneamente, per ammortizzarne la spesa e per consentire a molti di utilizzare le attrezzature". Ecco perchè, spiega il Prof. Strata, è necessario la costruzione di centri dove migliaia di ricercatori possano fare ricerca e scambiarsi esperienze.
Speriamo che i politici coinvolti lo comprendano.
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