giovedì 29 aprile 2010

COME SI RACCONTA LA SCIENZA...



A chi non farebbe piacere scrivere qualcosa che faccia rimanere d’incanto il lettore: sia che si tratti di un libro, un articolo di giornale o un post su un blog?

Di certo per scrivere su qualcosa è necessario prima informarsi bene, leggere, documentarsi.
E c’è una sola regola per far buon giornalismo: farsi capire.
Il nostro mondo è fatto di parole. Le parole filtrano l’accesso alla realtà, guidano le persone a guardare, comprendere e a classificare i fenomeni del mondo. Ma… non tutti sono consapevoli del potere del linguaggio.

“Te lo dico a parole tue” è un piccolo volume scritto da un autorevole divulgatore scientifico: Piero Bianucci, noto giornalista scientifico che lavora a Torino.

Al culmine di una lunga carriera giornalistica, l’autore ha voluto fissare alcune regole per il giornalismo in generale e per quello scientifico in particolare.

Per poter cominciare a scrivere bisogna innanzitutto essere ben informatisull’argomento che si affronta badando oltre alla storia che viene raccontata anche a tutto quello che la contorna: lo stile, il ritmo, la punteggiatura, la grammatica e i vocaboli.

Un’altra buona regola da tener conto è che la storia che viene raccontata sia d’interesse generale. Ci si dovrebbe chiedere a chi altro può interessare la storia che stiamo scrivendo: quante persone saranno disposte a leggere la nostra storia? E quante a sorbirsi fatti e personaggi comuni? La proprietà fondamentale della notizia dovrebbe violare la consuetudine, rappresentare una “trasgressione”rispetto alla normalità.

Nessuno scrive se non ha davanti a se qualcuno con cui comunicare e da cui esser letto e capito. Un atteggiamento che si dovrebbe avere è che ciò che si scrive sia scritto bene, con attenzione e proprietà di linguaggio. Ma scrivere bene non significa scrivere tanto: un trucco che spesso si usa è quello di usare troppe parole, di aumentare il numero dei vocaboli per evitare un racconto troppo breve; di usare parole rare, forme arcaiche per dare di se un’immagine colta, ma che alla fine risulta fastidioso e noioso per il lettore.
Non basta avere buone idee, si deve saperle raccontare e su questo Piero Bianucci ci offre un’ampia panoramica. Dobbiamo immaginare che il nostro lettore sia colui che darà forma a ciò che si scrive. Quindi l’autore deve sapere qual è il suo obiettivo.

La notizia scientifica ha anche una sua diversità: possiede sia la durata nel tempo del suo messaggio sia il fascino intrinseco dovuto alla ricerca e al suo carattere investigativo del lavoro dello scienziato. Ma bisogna stare attenti di fronte ad una divulgazione scientifica: a volte si affianca ad una pessima ed incompetente gestione di notizie e fatti una divulgazione carente che meriterebbe ben più seri approfondimenti. Tali incompetenze, rafforzate dalla generale ignoranza del pubblico verso alcuni argomenti, possono generare paure e errate scelte di varia natura.

Il saggio di divulgazione del giornalismo di Bianucci si dilunga proprio sull’origine della notizia e della sua diffusione, sul lavoro di controllo della notizia stessa che deve fare sia il giornalista che le varie redazioni, su come si scrive un pezzo di cronaca e sucome si fa un’intervista. Il compito del giornalista è quello di affascinare il lettore per non annoiarlo, ma allo stesso tempo trasmettergli concetti, nozioni e informazioni corrette.

Ma chi può assicurare che dietro le inchieste dell’ultimo blogger-giornalista non si nascondano altri interessi di vario tipo? E’ sul binomio credibilità-creatività che si gioca la sfida del futuro. Sulla storia che ci ha portato le notizie, su come sono nate, quello che ci dicono, ci mostrano e ci nascondono. Questa è la missione del giornalista scientifico: segnare una svolta sui modi di scrivere che determinano la nostra vita e Bianucci ci è riuscito in “Te lo dico a parole tue”.

Te lo dico con parole tue
La scienza di scrivere per farsi capir
e
di Piero Bianucci
Zanichelli, 2008
pp. 204

Il libro su aNoobi
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