lunedì 18 ottobre 2010

APPUNTAMENTI DANZANTI A TORINO CON IL FESTIVAL AUTUNNALE

Un festival può essere un bel momento per iscrivere qualche istante di speranza e bellezza nel flusso battente delle difficoltà oggettive e quotidiane. Proprio quando sembra elitaria, la cultura ha infatti quel senso di laboratorio sociale e identitario che ormai scompare dappertutto. Tranne che nella scuola, anch’essa riserva di tagli...
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Abbiamo perciò deciso di provare a circoscrivere con rigore quello che riteniamo possa essere bello e necessario. Niente sfizi o scoperte, nel programma 2010 di Torinodanza, concentrato quest’anno su tre dimensioni.
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La prima ha a che fare con la formalizzazione estetica, intesa come uno dei motori della creazione. L’esplosione concertante e armoniosa di una bellezza del gesto fisico legato alla musica: ecco ciò che ci regalano Balanchine, Kylián e Greco, accomunati da un titolo, Miti, che gioca sull’inserimento nel festival musicale di Torino e Milano, ma anche sulla grandezza riconosciuta del talento coreografico.
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Instancabili creatori di visioni di corpi, la cui bellezza risiede in un movimento interiore e non in uno standard di superficie, i tre coreografi sono distanti uno dall’altro, ma egualmente destinati a lasciare qualcosa alla storia della danza. Mentre Balanchine ci dipinge un mondo perfetto, in Kylián, sotto una struttura impeccabile, pulsano emozioni; che diventano inquiete e frementi in Greco e Scholten, capaci come pochi altri di distillare le forme della nostra contemporaneità. Grazie al secondo “focus”, estraiamo alcuni capolavori dalla storia della danza, con una logica che sfugge al bisogno di novità. I giovani e gli appassionati hanno il diritto di scoprire i grandi momenti storici. In questo caso risaliamo solo fino alle Scene dagli anni Ottanta, ma è in quel momento che sono scattate alcune scintille: eccole, soprattutto in May B, e in Rosas danst Rosas.
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Corpi visionari e deformati per Maguy Marin, con lo spettacolo che ha attraversato - più di ogni altro - le barriere che separano stagioni teatrali e di danza. E un’energia esplosiva e femminile per Rosas, che ha marcato in maniera determinante le generazioni successive. Un festival può e deve recuperare le radici del contemporaneo, non solo spremerne gli ultimi frutti.
La terza dimensione esplora fino in fondo la contrapposizione tra dolore e bisogno di riscatto, tra ferita e speranza: estremi che si toccano e svelano il segreto della vitalità umana. Inutile rilevare come questa ricerca sia al cuore del tempo presente. Di quest’indagine è stata maestra Pina Bausch, ma oggi lo sguardo più irriverente, incantato ed emotivo è certo quello di Alain Platel e les ballets C de la B.
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Ogni speranza passa dal vivere fino in fondo la paura di perdersi, sembra volerci dire, e certo tutti noi gli vogliamo credere con appassionata adesione.
Intorno a questo programma si sono stratificate iniziative divulgative e formative, e l’inizio di una diffusione più articolata sul territorio regionale. Ma soprattutto si sono saldate le collaborazioni con il Teatro Stabile e il Regio, con la Regione e la Città, con MITO e con l’Università, mentre se ne profilano altre importanti che ci vedranno al fianco della Provincia e del Circuito Regionale. Insieme, le buche si tappano meglio.
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http://www.torinodanzafestival.it
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