mercoledì 16 settembre 2009

IL PREMIO NOBEL RICCARDO GIACCONI A TORINO


Ieri sera incontro con il Premio Nobel per la Fisica 2002 Riccardo Giacconi in occasione della conferenza "Dal perspicillum di Galileo allo Hubble Space Telescope", organizzata per l'Anno Internazionale dell’Astronomia IYA2009 (qui la locandina con gli eventi)

Foto: Riccardo Giacconi
liberamente utilizzabile citando la fonte

Il Centro incontri della Regione Piemonte era gremito di persone, per lo più non specialisti, ma anche studenti universitari. L'introduzione del Prof. Attilio Ferrari ha subito chiarito l'importanza delle ricerche dell'astrofisico statunitense. "Ricerche che meriterebbero non uno - afferma Ferrari - ma più premi Nobel vista la vastità delle sue ricerche". E in effetti Giacconi si può dire che abbia aperto la strada all'osservazione di parti dell'universo completamente sconosciute: i suoi contributi pionieristici all'astrofisica nella zona non visibile dello spettro elettromagnetico hanno infatti portato alla scoperta delle prime sorgenti cosmiche a raggi X.

Lo sviluppo del tema trattato dal Premio Nobel questa sera è consultabile sulla pagina de La Stampa, che ne ha pubblicato l'intervento.
Domani Riccardo Giacconi sarà nuovamente ospite presso la Sala dei Mappamondi dell'Accademia delle Scienze con una conferenza dal titolo "Il cielo a raggi X".

Due le affermazioni che ci hanno colpito in questa serata. Ricordando i "Cinque Grandi" dell'astronomia (Tolomeo, Keplero, Tycho Brahe, Galileo e Newton), fa riflettere pensare al fatto che all'epoca di Keplero e Brahe non esistessero strumenti di misurazione astronomica più sofisticati di quanto non avessero già inventato nel periodo ellenistico (III secolo a.C.) e poi dimenticato. E anche gli strumenti matematici erano molto inferiori al passato.
Solo con l'avvento del genio galileiano prima e della descrizione di Newton in un unicum omogeneo venne fatto un salto qualitativo nella comprensione del cosmo. Prima di loro solo Giordano Bruno ebbe l'ardire di affermare (ma non dimostrare) che l'Universo era potenzialmente infinito, pieno di stelle e pianeti, forse abitati. E anche per questo venne messo al rogo.

L'altra riflessione della serata è pensare che negli ultimi 50 anni, con l'avvento di sorgenti cosmiche a raggi X, l'astronomia abbia fatto più passi avanti che negli ultimi 5000 nella comprensione della nostra posizione dell'universo. Ma paradossalmente le scoperte dell'esistenza dell'energia oscura e della materia oscura hanno rimesso tutto quanto in gioco, e oggi siamo quasi nella stessa situazione di partenza, con oltre il 97 percento di elementi ignoti là fuori, e solo il 3 percento riconducibile alla materia che ci è nota, di cui siamo fatti.

"L'idea - poi - che là fuori ci sia energia con segno negativo, che per me è ancora inspiegabile, mi rende irrequieto", ha affermato lo scienziato.

Chandra, in cui Giacconi è primo ricercatore per il progetto Chandra Deep Field-South, avrebbe trovato prove dirette dell'esistenza della materia oscura, nello scontro tra due ammassi di galassie. E' questa, tra l'altro, l'immagine che ha reso ancor più emozionante la serata!

Nella foto: The Chandra Deep Field South una delle osservazioni dello spazio più profondo ottenute dal satellite X-ray Chandra, ottenuta da una esposizione ognuna di 11 giorni. L'immagine finale è il risultato dell'addizione di 11 esposizioni individuali per un totale di 1 milione di secondi. Si tratta delle più profonde immagini mai riprese nella radiazione X, e mostrano oggetti incredibilmente deboli (nella foto i punti luminosi sono ammassi di galassie).






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